27/07/2024

4800  UTENZE DEL PADOVANO COSTRETTE A PAGARE PER ANNI  IL SERVIZIO DEPURAZIONE ACQUE REFLUE MAI EROGATO HANNO DIRITTO AL RIMBORSO.

A PADOVA LA PRIMA AFFOLLATISSIMA ASSEMBLEA PUBBLICA.

“Sarà per colpa della crisi o dell’inqualificabile comportamento di Acegas-Aps, sta di fatto che assemblee così non se ne vedevano da tempo”. E’ stato il lapidario commento degli instancabili attivisti del Comitato Prov. Due Si per l’Acqua Bene Comune, che ha avuto l’indubbio merito di portare alla luce questa sconcertante vicenda. Così, martedì 11 febbraio 2014, più di 200 persone si sono stipate come sardine nella pur ampia sala del Consiglio di Quartiere n. 4 di Voltabarozzo per presentare  il conto agli imbarazzati dirigenti della multiutility da poco incorporata in Hera, colà convenuti su invito del presidente Bettella, che ha patrocinato l’iniziativa.

I quali, inutile dirlo, ne sono usciti piuttosto malconci. Perché il cahier esibito dal Comitato (l’illegittima esazione in bolletta del canone depurazione in assenza del relativo servizio, la mancata pubblicazione degli elenchi delle utenze coinvolte, l’omessa comunicazione in bolletta delle informazioni utili a esercitare il diritto di rimborso, come da decreto ministeriale etc., v. scheda) era di quelli che non ammettono repliche.   E il conto, come si diceva, si annuncia salato: l’istanza che ogni utente truffato ha diritto di presentare (il cui modello è disponibile presso gli sportelli e i banchetti del Comitato o richiedibile all’indirizzo di posta in calce), chiede il rimborso di un pregresso di dieci anni dalla data della presentazione, oltre la consueta rivalutazione monetaria ed interessi legali.

“Ed è solo l’inizio”, assicurano gli attivisti, “perché a breve replicheremo con altre assemblee”.

Pubblichiamo gli elenchi delle vie interessate al rimborso, distinguendo tra rimborso totale (cioè dell’intero canone versato) elenco D e parziale (nel caso in cui l’allacciamento all’impianto di depurazione sia in via di progettazione o realizzazione) elenco B, mentre più sotto l’intero dossier sulla vicenda.

ELENCO D (RIMBORSI TOTALI)

Adriatica – Arditi – Australia (Corso) – Attendolo – Azzoni – Comelico (vicolo) – Conegliano – Contarini – Della Faggiola – Erizzo – Falcone – Faliero – Fieramosca – Fonda – Friuli – Grimani – Irpinia – Locchi – Loschi – Madonnina – Malipiero – Mastropiero – Mercantini – Mocenico – Monegario – Monferrato – Montebelluna – Nani – Nantes – Orseolo – Papadopoli – Partecipazio – Pastò – Pico della Mrirandola – Piccolomini – Pisani – Polveriera – Pozzoveggiani – Premarini – Priuli – Sambonifacio – San Giacomo – San Martino – Santuliana – Savorgnan – Steno – Vasco – Vasco de Gama – Versilia – Vittorio Veneto – Zacco – Zeno.

ELENCO B (RIMBORSO PARZIALE)

Adige – Appia – Borghetto – Calabria – Camin – Campolongo – Canaletta – Cigolo (Vicolo) – Cinquantottesimo Fanteria – Colli – Colombo – Conf. M. Ortone M. Rosso – Corazza – Del Gallo – Del Piovego (Lungargine) – Donati (Lungargine) – Elettronica (Viale) – Emilia – Fogazzaro – Foscolo – Fraccalanza – Franklin – Gambato – Gambetta – Giarre (Vicolo) – Giusti – Gramsci – Guazzi  – Lago Dolfin – Latisana – Lazzaretto – Levante ferrovia – Lungoargine – Malachin – Malpileo – Manca – Micca – Monte Lonzina – Monteortone – Monterosso – Montesanto – Monti – Nievo – Oberdan – Olmo di Camin – Ormaneto – Osteria Vecchia – Pezzolo – Pilo – Provenza – Onte Fabbrica – Quaranta – Romana – Rovetta (Lungargine) – Rubicone – Sabbionari (Lungargine)

Sabbioni – San Bartolomeo – San Daniele – San Lorenzo – Sant’Eufemia – Santa Giustina – Santa Maria – Santonini (Vicolo) – Sardegna – Sartorio – Schiaparelli – Sella – Sette Fratelli Cervi – Sottomarina – Stazione  – Toscana – Treponti – Venezuela – Vergani – Vinciguerra.

Gli SPORTELLI del Comitato ai quali rivolgersi per produrre istanza di rimborso e aderire alla campagna di Obbedienza Civile (autoriduzione della bolletta dell’acqua della componente di remunerazione del capitale eliminata dai referendum 2011 e ancora applicata dai gestori) sono:

-ADL-COBAS – Viale Cavallotti, 2 (di fronte cinema Lux), il martedì orario dalle 17:30 alle 19:30 tel. 328.9254183 – 049.692171

-ALTRAGRICOLTURA NORDEST – Corso Australia, 61 (di fianco al Gran teatro GEOX)  Tutti i giorni, da lunedì                                                             al venerdì, orario dalle12:30 alle15:00 tel. 049 7380554 – 049 7380587

 

SCHEDA

Convinte che il loro impianto fognario fosse allacciato al sistema di depurazione, come certificato ogni volta in bolletta dalla presenza della relativa quota, migliaia di famiglie del padovano oggi scoprono che quel sistema funzionava solo sulla carta; insomma, di avere pagato per anni un servizio inesistente.
Come è stato possibile?

1- La legge Galli
Come sovente accade nel Belpaese l’illecito origina da una disposizione legislativa. Si, perché fino al 2008, a fronte della mancata erogazione del servizio depurazione da parte del gestore (a Padova la società Acegas-Aps, da poco incorporata nella multiutility emiliana Hera s.p.a), l’esazione della relativa quota ha avuto, incredibilmente, copertura legale. Ad offrirla era la legge 36/1994, nota come “legge Galli” (e cioè la legge che ha riorganizzato il settore idrico con l’introduzione degli Ambiti Territoriali Ottimali, ex A.T.O.) che, all’art.14, comma 1, recitava:

La quota di tariffa riferita al servizio di pubblica fognatura e di depurazione è dovuta dagli utenti anche nel caso in cui la fognatura sia sprovvista di impianti centralizzati di depurazione o questi siano temporaneamente inattivi. I relativi proventi affluiscono in un fondo vincolato e sono destinati esclusivamente alla realizzazione e alla gestione delle opere e degli impianti centralizzati di depurazione”.

2- Corrispettivo, non tributo
Fino al 2008, si diceva. Perché in quell’anno la Consulta accoglie la questione di legittimità costituzionale sollevata da un giudice di pace della provincia campana che denuncia l’irragionevolezza della norma citata, muovendo dal presupposto che la tariffa del servizio idrico integrato, come le sue componenti (servizio di depurazione incluso), ha natura di corrispettivo di prestazioni contrattuali e non di tributo. Quindi, se non c’è prestazione del servizio, non può esserci controprestazione pecuniaria! Così, con sentenza 335/2008, pubblicata in G.U. il 15 ottobre 2008, l’Alta Corte dichiara la incostituzionalità proprio del 1° c. dell’art.14 della legge Galli.
Ma Acegas-Aps si sente legibus solutus e, dunque, la ignora! Né si pone il problema dei rimborsi, vista l’efficacia retroattiva (ex tunc) di quel tipo di giudizio… Morale, gli utenti continuano a pagare!
Che nome dare a questo comportamento, truffa, appropriazione indebita?

3- Corsi e ricorsi del diritto: la truffa dei rimborsi
Sta di fatto che nei primi mesi dell’anno successivo (febbr. 2009) la legge n.13, nel recepire la sentenza dell’Alta Corte ne attenua di molto la portata e corre puntualmente in soccorso dei gestori:  una volta premesso che gli oneri di progettazione e di realizzazione degli impianti di depurazione concorrono alla determinazione della tariffa del s.i.i., stabilisce che gli utenti che non beneficiano del servizio depurazione sono tenuti egualmente al pagamento del canone “a decorrere dall’avvio delle procedure di affidamento delle prestazioni di progettazione o di completamento delle opere necessarie alla attivazione del servizio di depurazione, purché alle stesse si proceda nel rispetto dei tempi programmati” (art. 8 sexies).
In sintesi, non si paga se non ci sono gli impianti ma se c’è un progetto bisogna pagare! Unico obbligo per questi ultimi è di aggiornare gli utenti sullo stato di avanzamento dei lavori.
Lo stesso articolo, poi, sembra finalmente porre ai gestori il problema dei rimborsi, obbligandoli a restituire (“anche in forma rateizzata”, ci mancherebbe!) quanto indebitamente trattenuto entro il termine massimo di cinque anni a decorrere dal 1° ottobre 2009 (dunque, entro il 30 sett. 2014). Ma attenzione: dall’importo del rimborso -la cui determinazione compete alle Autorità d’Ambito- la legge consente di stornare “gli oneri derivanti dalle attività di progettazione, di realizzazione o di completamento delle opere avviate”.
In tal modo, si gettano le premesse perché anche il rimborso diventi automaticamente una truffa!

4- Ancora inadempienze: l’informazione agli utenti
Per completezza espositiva, facciamo menzione della norma che, per così dire, chiude il cerchio di una vicenda che, ormai è chiaro, sa di inefficienza e illegalità,  vale a dire del decreto attuativo 30 settembre 2009 (perché previsto dalla stessa L. n. 13 cit.), pubblicato in G.U. solo l’8 febbraio 2010, il quale, nel dettagliare gli oneri a carico del gestore del s. i. i. per procedere alla dovuta restituzione, non tralascia quello di informativa all’utenza, che va dalla pubblicazione degli elenchi degli aventi diritto sui propri siti web, alla comunicazione diretta in bolletta circa le modalità di consultazione, fino alla comunicazione dei dati relativi al programma per la costruzione e l’attivazione degli impianti di depurazione (artt. 1,4).
Acegas-Aps ancora una volta lo ignora, di comunicazione in bolletta neanche a parlarne (solo di recente ha pubblicato gli elenchi sul proprio sito www.gruppo.acegas-aps.it), mentre il canone depurazione sembra essere magicamente sparito solo a decorrere dalle ultime due fatture. Perché, ed è questo il punto, il rimborso si attiva solo a seguito di istanza da parte dell’utente avente diritto e quindi diventa essenziale esserne a conoscenza. A tal fine, nonostante il termine di prescrizione ordinaria decennale (ex art.2946 c.c.) a favore del quale si è pronunciata la Sezione regionale di controllo per il Veneto della Corte dei Conti, è preferibile che l’utente produca istanza prima possibile, per non cadere nella trappola della prescrizione quinquennale agitata dai gestori.

5- Sindaci e gestori: un abbraccio mortale
Ma grave è soprattutto che l’Amministrazione comunale non sia in grado di tutelare gli interessi dei cittadini di fronte alla forza dei gestori privati del servizio idrico e delle banche che li sostengono.
“Viene spontaneo pensare -denunciano gli attivisti del Comitato Prov. 2 SI per l’Acqua Bene Comune di Padova, grazie ai quali siamo venuti a conoscenza di questa megatruffa- che i Comuni, essendo loro stessi soci di quelle gestioni, entrino in conflitto d’interessi, e ogni volta ne escano semplicemente approvando e favorendo l’interesse e il profitto dell’azienda”. E ancora:  “é un copione che abbiamo visto all’opera in più occasioni, dal vergognoso voto in Consiglio Comunale pro-fusione (sett. 2012) a quello, più recente, ma non meno scandaloso, con il quale i primi cittadini, convenuti in sede di Assemblea di Consiglio di Bacino Bacchiglione, hanno approvato (alla quasi unanimità) gli aumenti tariffari (passati e futuri) imposti dal nuovo Metodo Tariffario Transitorio (MTT) targato AEEG, che nega, in nuce, la volontà referendaria”.
“D’altra parte -aggiungono i referendari- questa vicenda dovrebbe seminare più di un  dubbio tra i corifei dell’efficienza del privato, soprattutto in tema di gestione di beni comuni naturali: perché l’attenzione, le cure ma soprattutto l’ingente mole di investimenti di cui  necessitano, l’equità e la qualità del servizio, il risparmio della risorsa, per non parlare delle inevitabili ricadute ambientali del servizio… mal si addicono a una gestione che ha come faro prioritario il profitto, l’utile da distribuire all’azionista”.
Cosicché, a vent’anni esatti dall’ex legge Galli, quelle opere di depurazione sono ancora da cantierare (o completare), né è dato sapere che fine abbia fatto quel fondo vincolato alla loro realizzazione.

6- Come se ne esce?
La risposta ormai la sappiamo: applicando la volontà che 27 milioni di italiani depositarono nelle urne referendarie di quella tarda primavera del 2011 e che politica, istituzioni, ATO e gestori hanno fin qui scandalosamente ignorato e combattuto: e cioè riportando alla sovranità dei cittadini, dei lavoratori, delle comunità locali la gestione dei s.p.l., depurandola – e qui cade a proposito-   da qualsivoglia logica di mercato e di profitto.
Difficile? “Intanto ci proviamo con la campagna di Obbedienza Civile -rispondono gli attivisti- e nel dirlo invitano la cittadinanza a stornare dalle bollette dell’acqua la quota di remunerazione del capitale che ancora vi figura (18,82%), nonostante sia stata cancellata a partire dal 21 luglio 2011. Perché -e concludono- é proprio la persistenza del profitto tra i criteri gestionali  la causa di scandalose vicende come questa e, insieme, l’ostacolo più grande sulla strada della ripubblicizzazione”.

Alessandro Punzo